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Sito di fossili di ominidi in Sudafrica | |
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Tipo | Culturali |
Criterio | (iii) (vi) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 1999 |
Scheda UNESCO | (EN) Fossil Hominid Sites of South Africa (FR) Sites des hominidés fossiles d’Afrique du Sud |
La Culla dell'Umanità è una vasta area paleoantropologica che si trova a circa 50 km (31 mi) nord-ovest da Johannesburg, Sudafrica, nella provincia di Gauteng[1][2][3], dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1999, per la rilevanza dei fossili qui ritrovati nello studio dell'origine dell'uomo.[4]
All'interno dell'area si trovano 13 siti archeologici, tra i quali quelli di Sterkfontein, Swartkrans, Kromdraai, a cui dal 2005 si sono aggiunti quelli della valle di Makapan e di Taung (Taung Skull Fossil Site).[5][6]




Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]L'area, che attualmente occupa circa 47 000 ettari (180 mi²)[7] ed è caratterizzata da creste calcaree, grotte e praterie, ospita importanti siti fossili di ominidi che hanno restituito fossili di specie come l'Australopithecus africanus o il Paranthropus robustus, risalenti fino a 4,5 milioni di anni fa, e testimonianze di uso del fuoco tra 1,8 e 1 milione di anni fa.
I depositi contengono anche resti di altri animali fossili che illustrano l’evoluzione della fauna e dell’ecosistema fin dal pliocene. Di fatto, i siti archeologici compresi nell'area della Culla dell'Umanità, forniscono prove cruciali per comprendere l’evoluzione umana, confermando il ruolo del continente africano come luogo d'origine dell’umanità. La grotta di Sterkfontein da sola ha rivelato più di un terzo dei primi fossili di ominidi mai trovati prima del 2010.[8] La Camera Dinaledi contiene oltre 1.500 fossili di Homo naledi, la più vasta scoperta di una singola specie di ominidi mai trovata in Africa.[9][10][11]
Il paesaggio è caratterizzato da dolci colline calcaree, affioramenti rocciosi, praterie, boschi ripariali e sorgenti naturali. La natura calcarea del suolo ha favorito la formazione di un complesso sistema di grotte carsiche, che hanno svolto un ruolo cruciale nella conservazione dei fossili.[senza fonte]
Nel corso di milioni di anni, l’erosione e i movimenti tettonici hanno modellato questo paesaggio unico, permettendo la formazione di caverne dove resti di ominidi, animali e strumenti in pietra si sono depositati, stratificati e fossilizzati. Queste cavità naturali hanno agito come capsule del tempo, proteggendo resti organici e materiali archeologici dall’azione distruttiva degli agenti atmosferici.[senza fonte]
I 13 siti paleoantropologi sono[5]:
- Sterkfontein
- Swartkrans
- Kromdraai
- Drimolen
- Gladysvale
- Malapa
- Bolt's Farm
- Gondolin
- Motsetse
- Grotte di Cooper
- Grotta Plovers Lake
- Haasgat
- Rising Star
A questi siti, dal 2005 si sono aggiunti quelli della valle di Makapan e di Taung (Taung Skull Fossil Site).
Storia delle scoperte
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1924 in una miniera di Taung, una piccola città situata nella provincia del Nordovest del Sudafrica, fu scoperto un teschio, in seguito conosciuto come Bambino di Taung, che solo l'anno successivo, nel 1925, fu riconosciuto come appartenuto ad un ominide, dall' antropologo, paleontologo e anatomista australiano Raymond Dart, che lo descrisse come Australopithecus africanus.[12]
Dal 1936, il medico e paleontologo sudafricano Robert Broom iniziò a collezionare per conto del Transvaal Museum di Pretoria i primi fossili di ominidi ritrovati nella zona di Sterkfontein.[13] Nel 1938, un giovane studente, Gert Terrblanche, portò a Broom frammenti di un teschio dalla vicina Kromdraai che in seguito furono identificati come appartenenti ad una nuova specie, chiamata Paranthropus robustus.[14] Nello stesso anno un singolo fossile di dente collezionato dal museo di Transvaal rovato a Coopers' cave, fu riconosciuto come appartenente ad un ominide.[15] In seguito, nel 1948 sempre Broom identificò i primi resti di ominidi dalla grotta di Swartkrans.[16]
Nel 1988 fu trovato uno dei più antichi usi controllati del fuoco da parte dell'Homo erectus nella grotta di Swartkrans, risalente ad oltre 1 milione di anni fa.[17] Nel 1991, Lee Berger dell'Università del Witwatersrand scoprì fossili di ominidi nel sito di Gladysvale, il primo nuovo sito a restituire fossili di ominidi in Sudafrica dopo quasi 50 anni.[18] Nel 1993, Andre Keyser scoprì fossili di ominidi della specie Paranthropus robustus nel sito di Drimolen.[19] Nel 1997, Kevin Kuykendall e Colin Menter dell'Università del Witwatersrand hanno trovato due denti fossili di ominidi nel sito di Gondolin.[20] Sempre nel 1997, lo scheletro quasi completo dell'Australopithecus di Little Foot, risalente a circa 3,3 milioni di anni fa[21], fu scoperto da Ron Clarke. Nel 2010, Lee Berger ha scoperto i resti parziali di due ominidi della specie Australopithecus sediba nel sito fossile di Malapa, vissuti tra l'1,78 e l'1,95 milioni di anni fa.[18] Nel settembre 2015, fu annunciato la scoperta di una nuova specie di ominide denominata Homo naledi ritrovata nella grotta Rising Star.[22]
Contesto geologico
[modifica | modifica wikitesto]I resti di ominidi presso la Culla dell'Umanità si trovano in grotte dolomitiche e sono spesso racchiusi in una miscela di calcare e altri sedimenti chiamati breccia e fossilizzati nel tempo. Gli ominidi potrebbero aver vissuto in tutta l'Africa, ma i loro resti si trovano solo in siti in cui le condizioni hanno consentito la conservazione dei fossili.
I resti di ominidi nella Culla dell'umanità sono intrappolati in un misto di calcare ed altri sedimenti chiamati brecce, fossilizzati dal tempo. Anche se gli ominidi erano probabilmente diffusi nell'intera Africa, i loro resti possono essere ritrovati solo nei siti in cui le condizioni geologiche hanno permesso la fossilizzazione.
Centri visitatori
[modifica | modifica wikitesto]Il 7 dicembre 2005, il presidente sudafricano Thabo Mbeki ha aperto il nuovo Centro visitatori di Maropeng nel sito[23] ove i visitatori possono vedere fossili, visualizzare strumenti di pietra e conoscere la nascita dell'umanità. Sono disponibili un tour delle grotte di Sterkfontein e alla mostra a Sterkfontein.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ David Fleminger, The Cradle of Humankind, 30° South Publishers, 2008, pp. 7-10, ISBN 978-0-9584891-3-3.
- ^ (EN) davidfleminger.co.za, https://web.archive.org/web/20191226223100/http://www.davidfleminger.co.za/books/cradle-of-humankind/ . URL consultato il 30 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2019).
- ^ (EN) Smithsonian Magazine, https://www.smithsonianmag.com/science-nature/the-human-evolution-world-tour-10925648/ . URL consultato il 30 dicembre 2019.
- ^ kids.britannica.com, https://kids.britannica.com/kids/article/Cradle-of-Humankind/601978 .
- ^ a b (EN) Tara R. Edwards, Robyn Pickering e Tom L. Mallett, Reconstructing the depositional history and age of fossil-bearing palaeokarst: A multidisciplinary example from the terminal Pliocene Aves Cave Complex, Bolt's farm, South Africa, in Results in Geophysical Sciences, vol. 1-4, 2020-12, pp. 100005, DOI:10.1016/j.ringps.2020.100005. URL consultato il 7 aprile 2025.
- ^ Cradle of Humankind: Walk in the Footsteps of our Ancestors. (GL), su www.southafrica.net. URL consultato il 6 aprile 2025.
- ^ maropeng.co.za, https://web.archive.org/web/20130423235449/http://maropeng.co.za/index.php/about/ . URL consultato il 9 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2013).
- ^ https://www.theguardian.com/world/2010/jan/15/sterkfontein-caves-south-africa.
- ^ scientificamerican.com, http://www.scientificamerican.com/article/mysterious-new-human-species-emerges-from-heap-of-fossils/ . URL consultato il 12 settembre 2015.
- ^ Research Briefs, in South African Journal of Science, vol. 109, n. 5/6, 2013, pp. 1-2, DOI:10.1590/sajs.2013/a0017, ISSN 0038-2353 .
- ^ (EN) Combining legacy data with new drone and DGPS mapping to identify the provenance of Plio-Pleistocene fossils from Bolt's Farm, Cradle of Humankind (South Africa), in PeerJ, vol. 7, 14 gennaio 2019, pp. e6202, DOI:10.7717/peerj.6202, ISSN 2167-8359 , PMID 30656072.
- ^ (EN) Raymond A. Dart | Paleoanthropologist, Fossil Hunter, Anatomist | Britannica, su www.britannica.com. URL consultato l'8 aprile 2025.
- ^ (EN) Australopithecus - Human Ancestor, African Species, Fossils | Britannica, su www.britannica.com. URL consultato l'8 aprile 2025.
- ^ (EN) Marine Cazenave, Christopher Dean, Clément Zanolli, Anna C. Oettlé, Jakobus Hoffman, Mirriam Tawane, Francis Thackeray e Roberto Macchiarelli, Reassessment of the TM 1517 odonto-postcranial assemblage from Kromdraai B, South Africa, and the maturational pattern of Paranthropus robustus, in American journal of biological anthropology, 2020, DOI:10.1002/ajpa.24082.
- ^ Darryl J. de Ruiter, Robyn Pickering e Christine M. Steininger, New Australopithecus robustus fossils and associated U-Pb dates from Cooper's Cave (Gauteng, South Africa), in Journal of Human Evolution, vol. 56, n. 5, 1º maggio 2009, pp. 497–513, DOI:10.1016/j.jhevol.2009.01.009. URL consultato il 9 aprile 2025.
- ^ Pierre Linchamps, Emmanuelle Stoetzel e Laurie Amberny, New modern and Pleistocene fossil micromammal assemblages from Swartkrans, South Africa: Paleobiodiversity, taphonomic, and environmental context, in Journal of Human Evolution, vol. 200, 1º marzo 2025, pp. 103636, DOI:10.1016/j.jhevol.2024.103636. URL consultato il 9 aprile 2025.
- ^ Evidence from the Swartkrans Cave for the earliest use of fire, in Nature, vol. 336, n. 6198, 1988, pp. 464:466, DOI:10.1038/336464a0.
- ^ a b (EN) John Francis Thackeray, A History of Research on Human Evolution in South Africa from 1924 to 2016, in Revue de primatologie, n. 7, 29 luglio 2016, DOI:10.4000/primatologie.2708. URL consultato il 9 aprile 2025.
- ^ Drimolen - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 10 aprile 2025.
- ^ Uomo: origine ed evoluzione - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 10 aprile 2025.
- ^ s Sebbene datazioni più recenti suggeriscano che sia più vicino a 2,5 milioni di anni fa.
- ^ New Species Of Human Discovered In South Africa, su iflscience.com. URL consultato il 15 maggio 2022 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2016).
- ^ https://web.archive.org/web/20070930201934/http://www.news24.com/News24/Technology/News/0,,2-13-1443_1847397,00.html. URL consultato il 15 maggio 2022 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).«Secondo il governo provinciale del Gauteng, Maropeng, che significa "il luogo da cui veniamo", dovrebbe ricevere oltre 500 000 visitatori all'anno.»
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Culla dell'umanità
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Scheda UNESCO, su whc.unesco.org.
- (EN) Sito istituzionale, su gauteng.net. URL consultato il 4 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2014).
- (EN) Maropeng Visitors Centre, su maropeng.co.za.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 238164736 · LCCN (EN) sh2004003098 · J9U (EN, HE) 987007547039705171 |
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